Ode alla Taverna del Mozzo

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Se gli ultimi saranno i primi, i mozzi saranno capitani. Pare proprio che nelle prime file di questo quarto stato stia prendendo il timone chi ha sempre avuto ruoli di coperta più umili, come il mozzo in questione, Davide.

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E in questa nave che si chiama Taverna del Mozzo ed è a Marina di Camerota, in Cilento, c’è dell’arte, data sia dalla presentazione dei piatti che dagli studi della compagna in dolce attesa di Giulia.Le portate si susseguono come una crociera che si fa museo, come onde di grandi autori sospinte dalla corrente culinaria.

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La mostra con oggetto un pesce sempre fresco si inaugura con pizza fritta, pomodoro giallo di Paestum, bufala e alici di Menaica, pacchero fritto con caciocavallo podolico e cozze e polpettina di baccalà e patate: par davvero di far ingresso alla Tate Gallery.

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Di fronte alla seconda portata ci sentiamo più alle porte del Louvre, il piatto è un’opera preziosa e artisticamente ancor più appariscente: burratina di Andria con pomodoro confit, gamberi crudi e olive taggiasche, carpaccio di carciofi bianchi con gamberi marinati e insalatina di finocchi e arance con carpaccio di baccalà selezione Giraldo.

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Segue un vero e proprio Van Gogh, un piatto realista in cui Davide immedesima se stesso, con tutta la sua simpatia verso l’umiltà degli ingredienti: tortino di zucca con tagliatella di seppia cotta nel suo nero. Poi tutto l’espressionismo astratto esplode in questa crema di broccoli con baccalà e peperone crusco, un vero capolavoro alla Pollock.

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Procediamo con un piatto surrealista, un illusionismo onirico di sapori che ci fanno pensare ad un’opera di Magritte: mantecato di merluzzo su vellutata di patate, con ceci di Cicerale e patatine di maracucciata.

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La portata successiva ci riporta verso un realismo esistenziale con un pesce come le alici, che in questa tela sono prima fritte e poi dipinte su un mosaico di broccoli.

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Questa sala termina con un’incisione di consistenze: triglia con fagioli di Controne, ennesimo omaggio al territorio e ai suoi frutti.

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La mostra si conclude con una rivelazione del visibile, un piatto che richiama al cubismo dell’ultimo Picasso, nel loro incastro e contrasto perfetto: ecco paccheri allo scorfano.

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E allora sì, gli ultimi saranno i primi e queste saranno tavole traghettate da mozzi al timone di quest’alta imbarcazione cilentana.

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Ma affrettatevi: avete tempo giusto fino a Pasqua perché, come ogni mostra che si rispetti, ad aprile si cambia menu. E tele.

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Articolo di Giulia Ubaldi
http://www.scattidigusto.it/2016/03/16/ristoranti-cilento-taverna-mozzo-marina-camerota/

 

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